Progetto di educazione di genere

Progetto di educazione di genere: La mia Barbie fa il muratore

Cliccare sul bottone per visitare la pagina di documentazione del progetto

Progetto di educazione di genere

Gli stereotipi intrappolano uomini e donne in schemi mentali rigidi che vincolano il loro pensiero e li porta ad associare luoghi, situazioni, oggetti, mestieri, comportamenti a specifiche categorie. È essenziale comunicare che le qualità positive o negative delle persone dovrebbero essere tipiche di una personalità e non di un genere sessuale o di una categoria sociale. Da qui l'idea di un progetto di educazione di genere volto al superamento degli stereotipi, attraverso lo studio di situazioni, racconto di esperienze personali e riflessione, role playing, drammatizzazione. Il progetto segue le direttive dei seguenti programmi:

L’essere maschio o femmina e piccolo/a o grande sono i primi elementi su cui la persona costruisce la propria identità e si differenzia dagli altri. È poi il contesto culturale, familiare e sociale che attribuisce a queste categorie permessi, opportunità, vincoli: cosa ci è permesso fare come maschio o femmina, piccolo/a o adulto/a, in un certo posto del mondo, in una certa cultura, epoca, in quella specifica famiglia. In base al sesso biologico che abbiamo alla nascita, famiglia, scuola e società ci propongono abiti, giochi, modelli di comportamento e di relazione diversi e distinti tra loro: i cosiddetti modelli di ruolo di genere. Il ruolo di genere cioè la distinzione tra ruoli ritenuti “tipicamente” maschili e/o femminili, è spesso influenzato da stereotipi cioè da aspettative consolidate riguardo i ruoli che uomini e donne dovrebbero assumere, in qualità del loro essere biologicamente uomini o donne. Aspettative che spesso, purtroppo, finiscono per ostacolare la realizzazione delle potenzialità e delle ambizioni personali. Gli stereotipi di genere orientano e influenzano le scelte e i comportamenti delle bambine e dei bambini fin dai primissimi anni di vita, condizionando da subito la costruzione della propria identità; di conseguenza a scuola i bambini e le bambine arrivano con una conoscenza ed un adeguamento già consolidato a ciò che è maschile e a ciò che è femminile, acquisito attraverso un’educazione più o meno consapevole e quotidiana, fatta di divieti, sollecitazioni, esempi, all’interno della famiglia e dei contesti sociali con cui hanno interagito sin dalla nascita. Gli stereotipi sono strutture rigide di senso che rafforzano le identità tradizionali e lasciano poco spazio alla libera costruzione della propria individualità, e una volta formati sono difficili da smontare. L’identità di genere invece si sviluppa nella consapevolezza di essere maschio o femmina con la libertà di interpretarne le espressioni più consone alla propria individualità. Lavorare sull’identità di genere e sui ruoli di genere veper destrutturare gli stereotipi significa dunque lavorare sempre e soprattutto e costantemente a livello culturale. Il collegamento con il mondo educativo della scuola è quindi evidente ed inevitabile. La Scuola è uno dei luoghi nei quali le rappresentazioni condivise (inclusi stereotipi, pregiudizi, norme su cosa è accettabile e cosa no in una società) si diffondono e si strutturano maggiormente. Il ruolo delle/degli insegnanti in queste dinamiche è fondamentale, sia per comprendere che per agire verso una modifica e una riduzione degli stereotipi sul genere e sugli stereotipi in generale. Lavorare nelle scuole, da questo punto di vista, è uno dei primi, fondamentali passi per la riduzione della violenza di genere e per l’educazione alla pace.

Tale percorso si lega all’obiettivo dell’agenda 2030: parità di genere.

Ultima revisione il 03-06-2024